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giovedì 6 gennaio 2022

L'anno che verrà, i "re magi" della politica e la corsa al Quirinale


L'anno che verrà il 2022 potrebbe portarci i "re magi" della politica italiana che forse ci regaleranno il "sovrano" del Quirinale. Nella tradizione cristiana i tre Sire rappresentano i continenti Asia Europa e Africa. Donarono in ossequio al loro pensiero in visita a Gesù bambino: Melchiorre oro per il re dei re, Gaspare incenso per il sacerdote dei sacerdoti, Baldassarre mirra per il sacrificio. Nella metafora: Renzi regala Oro,- i voti necessari per l'elezione -, da ex presidente del consiglio al re dei re di palazzo Chigi del dopo tangentopoli. Rosato estensore della legge elettorale vigente, incenso per il sacerdote dei sacerdoti, che tramite un fratello minore generò la norma elettiva del porcellum. C.Ferri il mediatore dell'incontro tra il giudice di cassazione A. Franco e il nuovo Messia, Mirra-per il sacrificio di avere subito la persecuzione della magistratura -.

Al netto dell'allegoria il Cavaliere dalla quarta votazione a maggioranza semplice, e con un centrodestra compatto e non si crede farebbe la fine di Prodi, anche perché Renzi potrebbe sostenerlo e non è credibile il segretario dell'IV, lo narra la sua storia, quando afferma che non voterà Berlusconi, e le capacità persuasive dell'ottuagenario sono notevoli. Altri nomi ricorrenti sono il dottor Sottile Amato, Craxiano della prima ora che dopo mani pulite lo stesso Ghino di Tacco ritenne un traditore. Un altro è P. Casini, Pierfurby è dal 1983 in Transatlantico, si è barcamenato tra DC, Ccd, Udc, adesso centristi per l'Europa. L'abitante del colle deve essere il garante della Costituzione ruolo svolto egregiamente da Mattarella, Ciampi e Pertini. Poi la storia darà torto ma i tre menzionati non rispettono l'identikit richiesto. La Cartabia si, cattolica, moderata e vicina a Comunione e Liberazione, CV importante prima donna presidente della Corte Costituzionale, la sua indipendenza e l'assenza d'organicità ai partiti ne fanno in questo momento storico il profilo migliore.

FONTE

domenica 2 gennaio 2022

ENRICO CARLOTTO, PRIGIONIERO NEL CASTELLO DI SAN FELE

L’antico castello di San Fele del quale ora rimangono solo alcuni ruderi, fu costruito da Ottone I di Sassonia nel X secolo in funzione anti bizantina, poi importante nel periodo normanno tanto da ospitare anche Re Ruggero II D’Altavilla ed il Papa Onorio II, tra i suoi feudatari è ricordato un certo Tancredi di San Fele citato nel Catalogus Baronum nell’epoca dei re normanni Guglielmo I e Guglielmo II d’Altavilla. Il maniero in epoca sveva divenne luogo della temporanea prigionia di Enrico VII di Germania, figlio di Federico II. Un altro figlio dell’imperatore, Enrico Carlotto, venne confinato nel castello locale, questa volta per mano del fratello Corrado IV.

Enrico Carlotto detto Otto era il figlio secondogenito di Federico II di Svevia e di Isabella D’Inghilterra, della caLsa reale dei Plantageneti figlia di Giovanni Senzaterra re di Inghilterra e di Isabella d’Angouleme e sorella del re d’Inghilterra Enrico III, nonché nipote del più famoso Riccardo Cuor di Leone. Enrico Carlotto nacque a Ravenna il 18 febbraio 1238 e fu nominato Governatore di Sicilia e Re titolare di Gerusalemme dal 1250, ma morì a quindici anni e non ebbe alcuna discendenza.Dopo la morte dello Stupor Mundi,.Enrico Carlotto iniziò una trattativa segreta con Papa Innocenzo IV per una successione ai titoli del padre sia in Italia che in Germania al posto del legittimo successore Corrado IV che nel testamento di Federico II fu nominato erede universale e suo successore sul trono imperiale, su quello di Sicilia e su quello di Gerusalemme come , e assunse i titoli di Duca di Svevia (Corrado III; 1235-1254), Re di Germania(Corrado IV; 1237-1254), re di Sicilia (Corrado I; 1250-1254) e re di Gerusalemme (Corrado II; 1250-1254). Enrico Carlotto dopo la discesa dalla Germania di Corrado IV fu recluso a San Fele e secondo una cronaca monastica fu ucciso a soli 15 anni nel maggio 1253 su ordine dell’imperatore Corrado; il sicario forse Giovanni Moro, altra figura strettamente legata alla Basilicata.
Giovanni era figlio di una schiava saracena, chiamato Moro per il colore della carnagione, era in origine uno dei servi di camera di Federico II. Divenuto custode della Camera personale dell’imperatore, occupò posizioni di grande rilievo e ricevette una baronia. La sua ascesa continuò sotto il regno di Corrado IV, quando divenne capo della camera regis, comandante della fortezza di Lucera e infine gran camerlengo del Regno. Nel 1254, passato dalla parte di papa Innocenzo IV contro Manfredi, fu ucciso dai saraceni rimasti fedeli al re ad Acerenza, in Basilicata. Anche Corrado IV morì nel 1254 e sempre in Basilicata a Lavello dove era accampato con il suo esercito.