Paolo Gentiloni forma il nuovo Governo: priorità nuova
legge elettorale e ricostruzione zone terremotate. Invariati i ministeri
economici, Alfano agli Esteri, Minniti agli Interni, novità Rapporti con il
Parlamento e Istruzione.
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C'era una volta
Punto primo: la legge elettorale. Punto secondo: continuità con il Governo
Renzi, con un governo sostenuto dalla stessa maggioranza. Il tutto,
all’insegna del “senso di responsabilità”, con l’impegno ad assicurare un
Governo con pieni poteri che possa affrontare le priorità internazionali,
economiche e sociali, a partire dalla ricostruzione delle zone terremotate.
Sono le linee guida indicate da Paolo Gentiloni, che ha presentato la
lista dei ministri che formano il nuovo Governo (giuramento, nella serata di
lunedì 12 dicembre, fiducia alle Camere nei due giorni seguenti).
Nessuna cambiamento fra i ministeri economici: Pier Carlo Padoan
resta all’Economia, Carlo Calenda allo Sviluppo Economico, Giuliano
Poletti al Lavoro, Maurizio Martina alle Politiche Agricole. Il
ministero degli Esteri (che nel governo Renzi era ricoperto dallo stesso
Gentiloni), va ad Angelino Alfano, gli Interni a Marco Minniti.
Le altre novità: Anna Finocchiaro ai Rapporti con il Parlamento al posto di Maria Elena Boschi, che diventa sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Claudio De Vincenti passa alla Coesione Territoriale e Mezzogiorno (nuovo dicastero). Avvicendamento all’Istruzione, dove arriva Valeria Fedeli, entra Luca Lotti ministro dello Sport (anch’esso, nuovo ministero).
Le altre novità: Anna Finocchiaro ai Rapporti con il Parlamento al posto di Maria Elena Boschi, che diventa sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Claudio De Vincenti passa alla Coesione Territoriale e Mezzogiorno (nuovo dicastero). Avvicendamento all’Istruzione, dove arriva Valeria Fedeli, entra Luca Lotti ministro dello Sport (anch’esso, nuovo ministero).
Come si vede, tempi rapidissimi per la risoluzione della crisi che si è
aperta con le dimissioni del premier seguite dalla schiacciante vittoria del no
al referendum, congelate per una veloce approvazione della Legge di Stabilità e
formulate definitivamente il 7 dicembre.
Il primo atto del passaggio di consegno a Palazzo Chigi è avvenuto domenica
11 dicembre: il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha
convocato Gentiloni al Quirinale alle 12:30, incaricandolo di formare il nuovo
Governo dopo tre giorni di consultazioni, dall’8 al 10 dicembre.
Consultazioni che, spiega la nota ufficiale del Quirinale, hanno fatto
emergere:
«come prioritaria,
un’esigenza generale di armonizzazione delle due leggi per l’elezione della
Camera e del Senato, condizione questa indispensabile per procedere allo
svolgimento di elezioni». Mattarella ribadisce: «tra i punti in primo piano, vi
è quello che riguarda il sostegno ai nostri concittadini colpiti dal terremoto
e l’avvio della ricostruzione dei loro paesi» e si augura che «il clima
politico possa articolarsi e svolgersi con un rapporto dialettico, come è
necessario per la nostra democrazia, ma sereno e costruttivo».
Il premier incaricato, annunciando di aver accettato l’incarico,
ripercorre di fatto la linea impressa dal Colle:
«cercherò di svolgere
il compito con dignità e responsabilità. Il quadro ampio e articolato delle
consultazioni svolte sarà la base del mio lavoro per definire composizione e
programma del nuovo governo, e per accompagnare e se possibile facilitare il
lavoro delle forze parlamentari per definire con necessaria sollecitudine le
nuove regole elettorali». Gentiloni dedica un passaggio a Renzi, ricordando che
«dalle consultazioni è emersa la conferma della decisione del presidente Matteo
Renzi di non accettare un reincarico» in coerenza con l’impegno più volte
manifestato nel corso campagna referendaria, e sottolineando come questa
coerenza meriti «rispetto da parte di tutti». Quindi, spiega che la maggioranza
non cambierà, in considerazione del fatto che dalle consultazioni è emersa
«l’indisponibilità delle maggiori forze di opposizione a condividere
responsabilità in un nuovo governo». E conclude dichiarandosi consapevole
«dell’urgenza di dare all’Italia un governo nella pienezza dei poteri, per
rassicurare i cittadini e per affrontare con massimo impegno e determinazione
le priorità internazionali, economiche, sociali, a cominciare dalla
ricostruzione delle zone colpite dal terremoto».
Paolo Gentiloni è stato due volte ministro della Repubblica, alle Comunicazioni nel
secondo governo Prodi (2006 – 2008), e agli Esteri nell’esecutivo
uscente guidato da Renzi. Nato a Roma 62 anni fa (nel 1954), laureato in
Scienze Politiche, giornalista, è entrato in parlamento nel 2001 con la Margherita
(di cui è stato fra i fondatori). Le prime esperienza politiche negli anni
della gioventù nella sinistra extraparlamentare e poi fra gli ambientalisti, è
stato portavoce del sindaco di Roma Francesco Rutelli, e assessore al Giubileo
nella Capitale. Ha anche partecipato nel 2012 alla primarie del PD per il
sindaco di Roma. Come ministro della Comunicazioni tentò la riforma della legge
Gasparri sull’emittenza radiotelevisiva, che non passò. E’ deputato del PD, è
diventato ministero degli Esteri in sostituzione di Federica Mogherini
(nominata Alto rappresentante per la Politica Estera UE).
DEF 2015: il Piano riforme
Il Consiglio dei Ministri ha approvato il
DEF, il Piano nazionale delle riforme e l'allegato Infrastrutture che definisce
le linee guide della politica economica del Paese per i prossimi tre anni.
Margine sul deficit dello 0,1%, che si traduce in un bonus di circa 1,6
miliardi da investire. Non ci sono tasse nuove, niente tagli a Comuni e
Regioni.
Il premier Uscente, Matteo Renzi, ha inviato al successore una lettera di
passaggio di consegne elencando i punti fondamentali del lavoro svolto dal
suo governo e le cose ancora da fare: proseguire con l’attuazione del
Jobs Act, focus su politiche sociali, per la famiglia, pensioni (con la Riforma
inserita nella Legge di Stabilità appena approvata), il pressing sull’Europa
per maggiore flessibilità nell’applicazione del Pazzo di Stabilità, misure per
il rilascio degli investimenti delle imprese (anche qui, c’è un nutrito
pacchetto in Legge di Stabilità), Riforma della PA, politiche per
l’immigrazione.
Il mandato del
Governo Gentiloni, comunque è chiaramente incentrato sull’approvazione di
una nuova legge elettorale, dopo la quale (presumibilmente) verranno sciolte le
camere per andare a nuove elezioni politiche. Come è noto, ci sono forze
politiche che vorrebbe andare al voto prima dell’estate (M5S,Lega Nord, i renziani
del Pd), mentre Forza Italia sembra più disponibile a una legislatura fino al
2018. Importante l’appuntamento del 24 gennaio con la sentenza della Corte
Costituzionale, che deciderà sulla legittimità dell’Italicum (legge valida solo
per la Camera). Ci sono forze politiche (Fratelli d’Italia), che sottolineano
come il parlamento possa comunque iniziare a lavorare sulla legge elettorale
prima del pronunciamento della Consulta. In definitiva, le posizioni delle
forze politiche sono quelle già emerse nei giorni scorsi, ora il punto è quanto
tempo ci vorrà per approvare una nuova legge elettorale.
Barbara Weisz - 12 dicembre 2016
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