L’Istat definisce “particolarmente critica” la dinamica demografica di due piccole regioni come il Molise e la Basilicata “che nel volgere di un solo anno perdono circa l’1% delle rispettive popolazioni”.
E’ il dato più clamoroso che
colpisce anche se non stupisce contenuto nell’ultimo rapporto annuale sugli
indicatori demografici dell’Istituto di Statistica Nazionale.
La fotografia generale
aggiornata al primo gennaio 2020 registra 116mila residenti in meno in tutta
Italia, con un calo della popolazione che riguarda in particolare il
Mezzogiorno. Di pari passo si allarga il divario tra nascite e decessi: per 100
persone decedute arrivano soltanto 67 bambini (dieci anni fa erano 96).
Il ricambio demografico
debole determina effetti soprattutto sulla popolazione di cittadinanza
italiana, il cui ammontare continua a decrescere di anno in anno.
Di contro aumenta lievemente
in tutta Italia rispetto al 2018 la popolazione residente straniera che
costituisce dunque l’8,9% del totale. Anche se il peso percentuale degli
stranieri risulta più basso nel Mezzogiorno, con il dato minimo in Puglia (solo
il 3,5%).
Infine un altro dato su cui
riflettere è quello relativo alla speranza di vita alla nascita: la media
nazionale italiana è per le donne di 85 anni e 3 mesi per gli uomini di 81: i
pugliesi – in linea con la media – hanno una speranza di vita alla nascita più
elevata rispetto a quella dei lucani che è invece di 80 anni per gli uomini e
84 e mezzo per le donne
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