Le Camere potrebbero
tranquillamente essere sostituite da rispettabili consessi dediti a
interessanti conversazioni sull’ultimo successo editoriale, sul tempo, e magari
sulla classe arbitrale “tutta venduta alla Juventus”.
Non ce n’era bisogno. Ma per
non farsi mancare niente, e senza alcuna vergogna, il testo base della nuova
legge elettorale approvato dalla Commissione Affari costituzionali della Camera
con i soli voti dei 5Stelle e del PD ci ha tolto ogni dubbio. E, cioè, ha
dimostrato ancora più chiaramente le conseguenze del combinato disposto del
taglio dei parlamentari (se, come pare, domenica prossima prevarrà il Si al
referendum) e della nuova legge elettorale. Il testo base, infatti, non prevede
le preferenze. Per ora si voterebbe con liste bloccate. E’ pur vero che si
tratta di un testo base, sul quale pioverà una gragnuola di emendamenti di
tutti i tipi. Ma è altrettanto vero che PD e 5Stelle hanno lasciato aperto il
problema per il semplice motivo che non son d’accordo: contrari alle preferenze
i democratici, al momento favorevoli i grillini.
E, dunque, non ci prendano
per i fondelli. Senza voto di preferenza e con un numero minore di deputati e
senatori, le nostre due Camere potrebbero tranquillamente essere sostituite da
due circoli o club. Insomma, rispettabili consessi di signori e signore dediti
ad interessanti conversazioni: sull’ultimo successo editoriale, sul tempo che
non mantiene mai ciò che promette, magari anche sulla classe arbitrale “tutta
venduta alla Juventus”. O qualcuno vorrebbe venirci a dire che la nostra è
ancora una Repubblica parlamentare, quando i parlamentari vengono nominati
dalle segreterie dei partiti, senza nemmeno un giro di cortesia là dove vivono
e lavorano coloro che dovrebbero mettere il timbro formale alla pratica andando
a depositare in numero sempre più circoscritto la scheda nell’urna?
Abbiamo ascoltato esponenti
dei 5Stelle affermare che il loro partito è a favore delle preferenze. Ma che,
alla fine, la loro coscienza è comunque salva perché il loro movimento
sceglierà i propri rappresentanti in parlamento in maniera democratica, tramite
Russeau. Di peggio non si poteva ascoltare. Chi si assume l’immane compito di
spiegare a questi scappati di casa che le leggi si fanno per il popolo, non per
il partito? Il voto che conta è quello degli elettori, non degli iscritti al
partito; gli eletti, appunto, rappresentano il popolo, non il proprio partito;
dunque, deve interessare come vengono scelti tutti i parlamentari. Nessuno può
loro spiegarlo, perché la prevalenza dell’interesse di partito rispetto a
quello delle istituzioni è diffusa presso tutti i partiti. E, infatti, siatene
certi, nessun partito farà una vera battaglia a favore delle preferenze: a
destra, a sinistra o al centro. Infatti, da 25 anni, le leggi elettorali che si
sono succedute su un punto concordavano: scippare agli elettori la scelta dei
deputati e dei senatori. I vertici dei partiti avrebbero potuto profittare di
questo scippo per migliorarne la qualità. E, invece, hanno puntato sulla
fedeltà. Ecco perché solo gli elettori, con una valanga di No, potrebbero fare
capire che la misura è colma e che i cittadini vogliono riappropriarsi del
diritto di scegliere.
Nicola Cariglia | 15 Settembre 2020