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mercoledì 21 giugno 2017

Il Resto al Sud 2017: le agevolazioni per i giovani imprenditori sono legge

In vigore da oggi 21 giugno 2017 il D.L. n.91 pubblicato in G.U. n.141 del 20 giugno 2017.
Il decreto, che fa seguito a quello dello scorso dicembre (D.L. 243/2016) mira a incentivare, anche con significative risorse aggiuntive, la nuova imprenditorialità.
In particolare è istituita una misura denominata: “Resto al Sud”.
L’incentivo è rivolta ai soggetti di età compresa tra i 18 ed i 35 anni che presentino i seguenti requisiti:
• siano residenti nelle regioni del mezzogiorno;
• non risultino già beneficiari, nell’ultimo triennio, di ulteriori misure a livello nazionale a favore dell’autoimprenditorialità.
I futuri neoimprenditori possono presentare istanza di accesso alla misura attraverso una piattaforma dedicata sul sito istituzionale dell’Agenzia Nazionale per l’Attrazione degli Investimenti e lo Sviluppo di Impresa S.p.A. (Invitalia), individuata come soggetto gestore della misura.
Gli enti pubblici, le Università e le associazioni, anche non profit, possono fornire, a titolo gratuito, servizi di consulenza e assistenza nelle varie fasi di sviluppo del progetto imprenditoriale, ai futuri imprenditori, previo accreditamento presso l’Invitalia.
Nel caso in cui l’istanza sia presentata da più soggetti già costituiti o che intendano costituirsi in forma societaria, ivi incluse le società cooperative, l’importo massimo del finanziamento erogabile è pari a 40 mila euro per ciascun socio, che presenti i requisiti richiesto, fino ad un ammontare massimo complessivo massimo di 200 mila euro.
I finanziamenti sono così articolati:
• 35 per cento come contributo a fondo perduto erogato dal soggetto gestore della misura;
• 65 per cento sotto forma di prestito a tasso zero, concesso da istituti di credito in base alle modalità definite dalla convenzione che verrà stipulata con Invitalia.
Sono finanziati i progetti relativi alla produzione di beni nei settori :
- dell’agricoltura;
- dell’artigianato;
- dell’industria;
- ovvero relativi alla fornitura di servizi a favore delle imprese appartenenti a qualsiasi settore.




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FONTE FISCO & TASSE

Quattordicesima pensionati 2017

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Platea più ampia e assegno più ricco: tabelle INPS sulla quattordicesima pensionati di luglio 2017, requisiti di reddito e meccanismo a scaglioni.

 A luglio 2017 arriva una quattordicesima pensionati più ricca e ad una platea allargata: scattano infatti le modifiche inserite nella Legge di Stabilità, in base alle quali l’INPS ha provveduto a ridefinire il beneficio. La quattordicesima mensilità di pensione richiede un’età minima di 64 anni e prevede specifici requisiti di reddito. La legge di bilancio (comma 187 legge 232/2016) ha incrementato l’assegno per coloro che già ne avevano diritto negli anni scorsi (i pensionati fino a 1,5 volte il minimo) e ha esteso il diritto a coloro che hanno un assegno fino a due volte il minimo, con un meccanismo a scaglioni che prevede un importo ridotto progressivamente per chi incassa un’assegno pensionistico fra 1,5 e 2 volte il minimo.

=> Pensioni: quattordicesima 2017, tutti gli importi

In pratica, segnala l’INPS, quest’anno ci sono ulteriori 1,43 milioni di pensionati in più che prenderanno la quattordicesima. Nel 2016, invece, hanno percepito la quattordicesima 2,141 milioni di pensionati, in gran parte iscritti alla gestione privata (2,127), a cui si aggiungono 8mila 461 pensionati in gestione pubblica e 5mila 565 lavoratori dello spettacolo.

Quattordicesima pensionati 2017

La platea si è allargata a 3 milioni 570mila 639 pensionati (di cui 1,43 milioni con redditi fra 1,5 e 2 volte il minimo). In tabella le cifre precise e il costo della misura.
BeneficiariReddito
fino a 1,5 volte il minimo
Reddito
fra 1,5 e 2 volte il minimo
Quattordicesima
2017
3.570.6392.089.2871.452.620
Quattordicesima
2016
2.141.178

Per quanto riguarda gli importi, cambiano a seconda degli anni di contribuzione e dell’appartenenza a una gestione lavoratori dipendenti o autonomi.
In tabella gli importi.
 Fino a 15 anni
di contributi
Tra 15 e 25 anni
di contributi
Oltre 25 anni
di contributi
Dipendenti
fino a 1,5 volte il minimo
(9.786,86 euro annui)
437 euro546 euro655 euro
Dipendenti
fra 1,5 e 2 volte il minimo
(13.049,14 euro)
336 euro420 euro504 euro

 Fino a 18 anni
di contributi
Tra 18 e 28 anni
di contributi
Oltre 28 anni
di contributi
Autonomi
fino a 1,5 volte il minimo
437 euro546 euro655 euro
Autonomi
fra 1,5 e 2 volte il minimo
336 euro420 euro504 euro

Attenzione
: un pensionato che ha un assegno superiore a due volte il minimo (quindi, superiore a 13mila 0149 euro), percepisce comunque una parte della quattordicesima nel caso in cui l’importo della sua pensione sia inferiore a quello che risulta aggiungendo la quattordicesima.
Esempio: la quattordicesima di un ex lavoratore dipendente che guadagna due volte il minimo e ha oltre 2 5anni di contributi, come si vede dalla tabella sopra riportata, è pari a 504 euro. Quindi, sommando il tetto di reddito con la quattordicesima, si ottiene 13mila 553. I pensionati che percepiscono più di due volte il minimo (più di 13mila 0149,14 euro annui), ma sono sotto questa cifra (13mila 553), prenderanno una quattordicesima pari alla differenza. Ipotizziamo un pensionato con un assegno annuo di 13mila 200 euro: la quattordicesima sarà di 353 euro.
Per quanto riguarda infine il requisito anagrafico, in luglio prendono la quattordicesima solo coloro che hanno già compiuto i 64 anni. Chi li compie nel corso del 2017 ha diritto al beneficio, ma incasserà la somma con il cedolino di dicembre.

Fonte: INPS.

martedì 20 giugno 2017

Coldiretti:Albicocche, meglio donarle che non perderle sotto gli alberi

Albicocche in dono alle famiglie meno abbienti e ai turisti. E’ l’iniziativa di Coldiretti Basilicata in programma giovedì mattina a Matera in risposta al fatto che nonostante quest’anno la produzione di nettarine sia di qualità ed abbondante, uno dei prodotti di eccellenza del Metapontino come l’albicocca, non riesce ad avere alcun mercato. “Preferiamo donare la frutta a chi ne ha bisogno – fa sapere Coldiretti Basilicata – invece che vederla marcire per terra sotto gli alberi”. L’appuntamento è per le 10 e 30 di giovedì dinnanzi alla Caritas, in via dei Cappuccini a Matera. Per l’occasione Coldiretti Basilicata regalerà 4 quintali di albicocche all’organismo pastorale della Cei da distribuire alle famiglie bisognose della città. Ma non solo. In osservanza della legge 166 del 2016 sugli sprechi alimentari, Coldiretti Basilicata, forza amica dei cittadini, attraverso degli “Ape car” colorati di giallo, che solitamente accompagnano i turisti nei rioni Sassi, distribuirà gratuitamente albicocche ai visitatori, per promuover le eccellenze ortofrutticole del Metapontino. “L’invito lo rivolgiamo ai ristoratori e agli operatori turisti – fa sapere Coldiretti – affinchè promuovano le eccellenze del territorio. L’invito lo abbiamo rivolto anche al governo regionale perchè si faccia promotore di accordi di programma in tal senso”.

giovedì 15 giugno 2017

Giri e impressioni tra Lucania e Irpinia, con tappa a Montaguto: su Reportage online il viaggio dell’amico Marino Pagano


Ti metti in cammino. Lasci l’area casalinga – quella dalla Bitonto della meravigliosa cattedrale romanica o della Bari levantina e occidentale insieme – e raggiungi San Fele, cascate di magia. La Lucania è terra anche di questi flussi ancestrali che vengon fuori dalle viscere delle rocce.

Quelle di San Fele (Potenza), tra le più suggestive (ma ce ne sono anche a Savoia di Lucania).

Il paese s’abbarbica tra inestricabili viuzze, segno classico del piccolo centro-castello che amava confondere i nemici. Le cascate hanno molto anche di antico. Usate per la lavorazione della lana, fanno parte del corso del torrente Bradano (omonimo dell’importante fiume). Sono l’attrazione principale del piccolo centro. Il panorama d’attorno, bellissimo, con tante ginestre.

A non molti chilometri, ecco anche i laghi di Monticchio (Atella-Rionero in Vulture).

San Fele ti conquista: un santo ottocentesco vincenziano, missionario in Etiopia; una chiesa madre con scale che perdi chili già a vederle; una pasticceria deliziosa; l’indicibile groviglio d’arterie minute.

Fai un po’ di strada (abbastanza, ce lo siamo imposti) e sei a Montaguto (Avellino), al confine tra la bassa Daunia e l’Irpinia, non prima di aver superato, indignato, il Formicoso ormai inondato di pale eoliche sino alla vergogna, siamo tra Andretta, Bisaccia, Lacedonia.

Ecco Montaguto, monte aguzzo come l’etimo già vuole. Di qua Orsara e di là Panni e Monteleone.Poco da segnalare, qui, si direbbe a prima vista. Qui ci arrivi solo se la cultura arcaica dei paesi ti prende davvero dentro.

C’è il cielo, lo cogli e ti senti un re. Ci sono colline selvagge. Pochi, pochissimi abitanti.

Arriviamo all’imbrunire, di vivo il lascito dei secoli, ma attorno non vedi nemmeno un gatto. Montaguto è un paese presso cui fermarti solo se sei pervicacemente innamorato della semplicità, anche quella che ti fa dire «ma qua che ci sta?».

Ma un paese ha sempre qualcosa, soprattutto quando, tutto sommato, non è stato stravolto, quando ha conservato la sua radice, la sua fisionomia d’identità, il suo tracciato.
A parte che la celebre, nel bene e nel male, «frana di Montaguto» ha creato anche dei laghetti.

Scopri qualcosa di carino, allora. Un lago lo trovi, inaspettato quasi, anche a Savignano Irpino, vicinissimo a Montaguto.

Si tratta di due località che nella storia moderna hanno giocato un po’ al rimbalzo, tra Irpinia e area dauna, dunque tra Campania e Puglia.

Prima pugliesi, ora avellinesi. Per modo di dire perché poi, a Savignano, la sagra è dell’orecchietta, mica del Carmasciano, un formaggio che godi già nel pronunciarlo, roba che chiudi gli occhi e sei in un pascolo: principe dei prodotti caseari della zona di Rocca San Felice, sempre Avellino.

Medesima sorte per paesi come Orsara, Rocchetta, Anzano e altri: oggi pugliesi, ieri irpini.

Poi a Montaguto c’è una signora che gestisce un piccolo bar (bar tuttofare: si trasforma in salumeria accattivante in un batter d’occhio, con sapori che non vi diciamo). Bar antico in tutto: pavimento, bagno dietro il biliardo, stemma della squadra di calcio anni Ottanta, caffè corposo.

Questa signora sta lì da cinquant’anni, forse di più. Aspetto disordinato e faccia stanca, non ricorda più gli anni nemmeno lei. Il bar sta sulla strada. Se guidi da due ore, non puoi non fermarti. Fuori due cani e una fontana. Sosti che è un piacere.

E poi sei già sull’antica bretella di collegamento tra Puglia e Campania, tra Bari e Napoli, quando l’autostrada non esisteva ancora e ci volevano quattro-cinque ore per raggiungere la città partenopea da Bari. Montaguto, Ariano (che prima, guarda un po’, apparteneva alla Puglia) e sei allo svincolo: verso Benevento di qua, a Napoli di là. Se continui per Benevento, c’è Castelfranco in Miscano, carina assai.

C’è Buonalbergo, che ti ospita sin dal nome. Il viaggio continua. Ma la signora di Montaguto, più di tutti, vale già il prezzo del biglietto.

Perché il viaggio o è antropologico o non è.