Cresce il turismo, diminuiscono le esportazioni
Nel 2017 l’attività economica in Basilicata “è cresciuta in
maniera modesta”, sostenuta soprattutto dall’andamento dell’industria e dei
servizi: cresce il turismo, non solo a Matera ma anche in molte aree della
regione, le esportazioni sono però diminuite, in relazione al calo
dell’automotive, bilanciato però dalle estrazioni petrolifere.
I dati sono contenuti nel rapporto “Economie regionali,
l’economia della Basilicata” realizzato da Bankitalia e presentato stamani a
Potenza, nel corso di una conferenza stampa.
Il valore aggiunto dell’industria è aumentato dell’1,6%,
sostenuto dalla ripresa delle estrazioni (cresciute, per petrolio e gas, del
30%). Un aumento che tocca in particolare anche le piccole imprese lucane, con
una ripresa degli investimenti. Lo scorso anno segna però una stagnazione del
settore delle costruzioni e un arretramento della produzione agricola (-3,8%)
in tutte le principali colture.
Crescono ancora i servizi (+1,3%), e in particolare il segno
positivo contraddistingue il settore turistico lucano: non solo per le presenze
a Matera (+9,4%) che accoglie un terzo dei turisti arrivati in Basilicata, ma
in generale in tutta la regione (+6,5).
Nel 2017, inoltre, l’occupazione si è ridotta del 2,2%, a
fronte di una crescita dell’1,2% nel Mezzogiorno, interrompendo così la ripresa
del triennio precedente, che aveva permesso un riavvicinamento ai livelli
occupazionali pre-crisi: il calo ha riguardato sia i dipendenti che gli
autonomi (anche se nei primi tre mesi del 2018 l’andamento ha ripreso a
crescere dell’1,6%).
Il tasso di occupazione è sceso al 49,5% (dal 50,3), mentre
per i laureati è rimasto sostanzialmente stabile al 68,9%, “circa dieci punti
percentuali in meno rispetto al dato nazionale”.
Sul divario con l’Italia “influisce la domanda di lavoro – è
scritto nel rapporto – da parte delle imprese lucane, meno orientata verso i
lavoratori con un’elevata dotazione di capitale umano”.
Nel 2017, infine, è proseguita l’espansione dei prestiti bancari
(2,8%), e il reddito disponibile delle famiglie “ha risentito della debolezza
del mercato del lavoro registrando una riduzione che ha interrotto la crescita
del triennio precedente”
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