ROMA – Dalla rilevazione annuale sui trattamenti pensionistici e sui loro beneficiari condotta da Istat e Inps emerge che nel 2013 il sistema pensionistico italiano ha erogato 23,3 milioni di prestazioni, per un ammontare complessivo di 272.746 milioni di euro; il valore corrisponde al 16,85% del Pil, con un aumento della spesa complessiva dello 0,7%, mentre la quota sul Pil è cresciuta di 0,22 punti percentuali.
Dai dati emerge soprattutto che un pensionato su quattro ha meno di 65 anni e i nuovi pensionati percepiscono un assegno fino a 3mila euro l’anno inferiore rispetto a chi era già in pensione fino al 2012. La quota di chi supera i 3.000 euro mensili è pari soltanto al 5,6%.
L’aumento totale della spesa, a fronte di una diminuzione nel numero dei trattamenti erogati (-1,1%), è imputabile all’aumento dell’importo medio delle prestazioni erogate, pari all’1,9%. Incrementi della spesa si registrano per le pensioni di vecchiaia (+0,8%), ai superstiti (+1,6%), per le indennitarie (0,4%), le invalidità civili (+1,2%) e per le pensioni sociali (+3,9%). Le pensioni di vecchiaia, rileva l’Istat, assorbono oltre i due terzi (il 71,8%) della spesa pensionistica totale; seguono quelle ai superstiti (14,8%) e le pensioni assistenziali (7,9%); molto più contenuto il peso delle pensioni di invalidità (3,8%) e delle indennitarie (1,7%). Nel 2013 le pensioni di invalidità, vecchiaia e superstiti (Ivs) sono 18,2 milioni (il 78,2% del totale), per una spesa complessiva di 246.626 milioni di euro (il 90,4% del totale) e un importo medio annuo di 13.528 euro.
Le pensioni di vecchiaia o anzianità sono la maggioranza (il 52,3% dei trattamenti pensionistici) e presentano l’importo medio annuo più elevato, pari a 16.060 euro, per una spesa complessiva di 195.831 milioni di euro (il 71,8% del totale). Le pensioni ai superstiti sono il 20,6% dei trattamenti pensionistici e assorbono il 14,8% della spesa (per un totale di 40.467 milioni di euro); il restante 5,2% delle prestazioni si riferisce agli assegni ordinari di invalidità e a pensioni di inabilità, che assorbono il 3,8% della spesa totale (10.328 milioni).
Alcune statistiche particolari emergono poi dall’analisi generale.
ETA’ – Un pensionato su quattro ha meno di 65 anni. E’ quanto calcola l’Istat nel rapporto su ”Trattamenti pensionistici e beneficiarli”. Ad avere meno di 65 anni sono circa un quarto (24,9%) dei pensionati, la metà (il 51,0%) un’età compresa tra 65 e 79 anni e il restante quarto (24,1%) ha 80 e più.
IMPORTO – L’importo medio annuo delle pensioni e’ pari a 11.695 euro, 213 euro in piu’ rispetto al 2012 (+1,9%). I pensionati sono 16,4 milioni, circa 200 mila in meno rispetto al 2012; in media ognuno di essi percepisce 16.638 euro all’anno (323 euro in piu’ del 2012) tenuto conto che, in alcuni casi, uno stesso pensionato puo’ contare anche su piu’ di una pensione. In particolare, spiega l’Istat, il 33,7% delle pensioni e’ di importo mensile inferiore a 500 euro (incidendo per l’11,1% sulla spesa pensionistica complessiva) e una quota analoga (32,4%) raggruppa le prestazioni con importo tra i 500 e 1.000 euro. Al crescere degli importi diminuisce la quota dei trattamenti erogati: il 23,4% dei trattamenti ha un importo compreso tra 1.000 e 2.000 euro mensili, il 7,6% tra 2000 e 3000 euro, il 3,0% supera i 3.000 euro mensili. Poiche’ piu’ trattamenti possono essere erogati allo stesso beneficiario, solo il 41,3% dei pensionati percepisce meno di 1.000 euro mensili, il 39,3% riceve tra 1.000 e 2.000 euro, il 13,7% tra 2.000 e 3.000 euro, mentre il 5,6% percepisce importi mensili superiori a 3.000 euro.
UOMINI – DONNE Gli importi erogati agli uomini sono mediamente piu’ elevati di quelli percepiti dalle donne: redditi fino a 500 euro sono erogati all’11,9% dei pensionati, contro il 14,6% delle pensionate, mentre il 9,0% degli uomini riceve un ammontare superiore ai 3.000 euro mensili, contro il 2,6% delle donne.
PENSIONI SOCIALI – In oltre i tre quarti dei casi (76,0%) i titolari di pensioni sociali percepiscono redditi di importo mensile inferiore a 1.000 euro (il 38,9% non supera i 500 euro). La quota scende a meno della meta’ tra i pensionati di invalidita’, anche civile (rispettivamente 44,7% e 40,8%) e a meno di un terzo tra i titolari di pensioni di vecchiaia (29,9%) e tra i superstiti (34,6%). Escludendo i beneficiari di pensioni sociali, la quota piu’ elevata di redditi che non superano i 500 euro si registra tra i titolari di pensioni di invalidita’ civile: sono il 27,8 contro il 21,1% registrato per le indennitarie, l’8,1% dei superstiti, il 5,5% delle pensioni di invalidita’ e il 5,0% di quelle di vecchiaia (Prospetto 12). I titolari di pensioni di vecchiaia (il 25,6%), di pensioni indennitarie (26,3%) e i pensionati di guerra (32,2%) sono invece i piu’ presenti nelle classi di reddito pensionistico superiori a 2.000 euro mensili.
NUOVI PENSIONATI – I nuovi pensionati (le persone che hanno iniziato a percepire una pensione nel 2013) sono 559.634, mentre ammontano a 760.157 le persone che nel 2013 hanno smesso di esserne percettori (i cessati). Il reddito medio dei nuovi pensionati (13.152 euro) e’ inferiore a quello dei cessati (15.303) e a quello dei pensionati sopravviventi (16.761), coloro cioe’ che anche nel 2012 percepivano almeno una pensione.
REGIONI – Nelle regioni settentrionali si concentra circa la metà delle prestazioni pensionistiche (47,8%), dei pensionati (48,3%) e della spesa erogata (50,6%). Nelle regioni meridionali, la quota scende a un terzo (31,8% per le pensioni, 31,6% per i pensionati) e al 28,0% della spesa complessiva. Le regioni centrali ricevono il 20,5% dei trattamenti, ospitano il 20,1% dei pensionati e assorbono il 21,4% della spesa erogata
SINDACATI – “Il governo si ricordi dei pensionati. C’e’ la legge di stabilita’ in discussione e per queste persone non c’e’ nulla. Chiediamo con insistenza di prevedere qualcosa anche per loro perche’ da molti anni vivono in una condizione di assoluta difficolta'”. Cosi’ il Segretario generale dello Spi-Cgil Carla Cantone commenta i dati Istat sulle pensioni. “I pensionati e gli anziani- ha continuato Cantone- si sono presi sulle proprie spalle le famiglie e aiutano come possono figli e nipoti senza lavoro. Ma se ora non gli si da una mano non riusciranno piu’ a svolgere questo ruolo di ammortizzatore sociale. È una questione serissima che un governo che ha a cuore il futuro del paese non puo’ non affrontare.
Il Sindacato ha pienamente ragione. Il Governo Renzi, ma anche quelli precedenti, soprattutto Monti, hanno infierito anche troppo sui pensionati, considerati il bancomat dell’esecutivo. Quindi non si azzardi a introdurre nuove misure di limitazione o prelievo perché andrà incontro alla reazione degli interessati, senza considerare il fatto che gli interventi di contributo di solidarietà disposti finora sono stati dichiarati incostituzionali e quindi non praticabil
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