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domenica 2 agosto 2015

Un «padre» per l'Africa poi perseguitato a morte


 
 
Aiutare le popolazioni africane nelle loro terre, tra le loro case: oggi questo per molti è solo uno slogan politico, ma per molti missionari si è trattato spesso di un mandato evangelico irrinunciabile. Ce lo ricorda san Giustino De Jacobis, religioso missionario vincenziano nato a San Fele (Potenza) nel 1800 e morto a Zula in Eritrea nel 1860. Sacerdote nel 1824, dedicò i primi anni di ministero alla Puglia e nel 1836 era a Napoli a curare i malati di colera. Nel 1839 partì per Adua e qui divenne un autentico padre per le popolazioni locali, che lo chiamavano "Abuna Jacob". Con delicatezza e umiltà, lanciò un ponte di dialogo con i cristiani copti: uno di essi diventò cattolico e fu tra i suoi principali collaboratori. Ma quando De Jacobis venne ordinato vescovo si scatenò la persecuzione. Espulso, Abuna Jacob morì di stenti.
Altri santi. San Calimero di Milano, vescovo (III sec.); sant'Ignazio di Loyola, sacerdote (1491-1556).
Letture. Lv 23,1.4-11.15-16.27.34-37; Sal 80; Mt 13,54-58. Ambrosiano. 1 Re 11,1-13; Sal 88; Lc 11,31-36

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