Si tratta di una proposta di legge di una ventina di esponenti del Partito democratico con l'obiettivo di una fusione obbligatoria
Una legge italiana piuttosto chiara: "Un Comune non può avere una popolazione inferiore ai 5mila abitanti". Con queste parole, infatti, inizia quella presentata da una ventina di esponenti del Partito democratico e che ha già iniziato a scatenare molte polemiche. Nel testo si legge: "Trascorsi 24 mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, le Regioni provvedono alla fusione obbligatoria dei Comuni la cui popolazione sia inferiore ai cinquemila abitanti e che non abbiano già avviato autonomamente procedimenti di fusione. Ai comuni assoggettati a fusione obbligatoria non spettano contributi straordinari". E se le Regioni si rifiuteranno di imporre il matrimonio tra due o più realtà locali? Le conseguenze pensate dai deputati sarebbero drastiche: "A decorrere dall’anno successivo è soggetta alla riduzione di una quota pari al 50% deri trasferimenti erariali in suo favore, diversi da quelli destinati al finanziamento del servizio sanitario nazionale e al trasporto pubblico locale".
Immediate le prime reazioni, come quella del sottosegretario alle Riforme istituzionali, Enti locali, Sedi territoriali e Programmazione negoziata della Regione Lombardia Daniele Nava:"La proposta di legge sottoscritta, tra gli altri, dall'onorevole Gian Mario Fregomeni, che prevede la soppressione di tutti i Comuni sotto i 5mila abitanti non mi trova per niente d'accordo per diverse ragioni". E aggiunge: "Sono favorevole a processi di aggregazione che garantiscano efficienza, risparmi e una migliore qualita' dei servizi, ma un percorso di questo genere deve partire dal basso e non essere imposto per legge da Roma". Nava sottolinea: "Un modello di fusione che puo' funzionare in un territorio di pianura come Cremona o Mantova puo' non essere adeguato a un territorio montano come le valli bergamasche o lecchesi. Una prospettiva come quella indicata dalla proposta di legge, peraltro non tiene conto della specificita' del territorio lombardo, dove piu' di due terzi dei Comuni e' sotto i 5.000 abitanti. Se venisse approvata una norma del genere, l'intero sistema istituzionale lombardo verrebbe stravolto. Regione Lombardia continua a favorire processi aggregativi in grado di produrre risparmi reali e razionalizzazione dei costi, attraverso il confronto e la condivisione con il sistema delle autonomie. E' questo il metodo giusto, grazie al quale, dal 2011, oltre 30 Comuni hanno gia' completato il percorso di fusione".
LINK: http://www.ilgiorno.it/milano/comuni-5mila-abitanti-fusione-1.1745807
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