Per descrivere efficacemente il ruolo del Comune italiano, o dei suoi omologhi negli ordinamenti stranieri, sono state utilizzate immagini di vario genere: la più frequente e intuitiva è quella che lo assimila alla cellula del corpo umano, poiché l’uno e l’altra, attraverso l’esecuzione costante di attività elementari, consentono il funzionamento di un organismo complesso e ne garantiscono la sopravvivenza. Il paragone biologico ha il pregio, fra l’altro, di restituire la naturalità tipica dell’ente comunale, che si vuole, al pari della famiglia, preesistente allo Stato, sì che esso sarebbe “trovato”, non “creato”, dalla legge. Proprio questo indiscriminato meccanismo di riconoscimento postumo, tuttavia, è all’origine della marcata frammentazione che connota il territorio italiano, scisso, appunto, in una miriade di Comuni, tanti quanti erano gli agglomerati abitativi spontaneamente formatisi entro i confini degli Stati preunitari. Così, nel 1861, si contavano 7.720 Comuni...(segue)
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