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giovedì 16 maggio 2019

Il direttivo dell’Anci Basilicata invita il presidente Bardi a prorogare il reddito di inserimento


“L’esperienza lucana del reddito minimo di inserimento, che interessa oltre tremila persone in Basilicata, è stata molto significativa per il contrasto alla povertà e anche per l’inclusione di un grande numero di lavoratori espulsi dal mercato del lavoro privi di tutele o ammortizzatori di alcun genere”.

A riportarlo in una nota è il presidente dell’Associazione lucana dei Comuni, Salvatore Adduce il quaile sottolinea che “anche per le amministrazioni locali che hanno ben utilizzato le persone nell’ambito di progetti di pubblica utilità i riflessi si sono rivelati molto positivi”.
Per l’Anci lucano la scadenza fissata al 30 giugno 2019 però, comporta non poche difficoltà e rischi. “Non è chiaro” infatti  se sarà possibile passare dal reddito di inserimento alla misura “reddito di cittadinanza” varata dal governo nazionale senza interruzioni e conseguenti problemi per le persone coinvolte.
Proprio per questo motivo il Consiglio Direttivo dell’Anci Basilicata al termine di una riunione tenuta a Potenza ha invitato il presidente della Regione Vito Bardi a prorogare il reddito di inserimento, garantendo la misura a favore dei cittadini coinvolti .
Allo scopo di definire al meglio gli aspetti operativi è stato anche chiesto un incontro urgente con il governatore.
Inoltre Anci Basilicata ha sollecitato la nuova Giunta regionale a procedere rapidamente all’avvio delle attività connesse alla forestazione in modo da poter offrire alla platea dei lavoratori la possibilità di effettuare le giornate sufficienti per garantire la copertura assicurativa e previdenziale: “le amministrazioni locali” è scritto nella nota “hanno sempre garantito attraverso i progetti di manutenzione idraulico forestale il tempestivo utilizzo dei lavoratori a partire dal mese di Maggio. L’Anci intende segnalare il rischio di un prolungamento dell’attesa per la partenza dei progetti che penalizza i lavoratori e il territorio”.
Infine l’Associazione sollecita la Regione a trasferire ai 70 comuni lucani (quelli con popolazione fino a 2.500 abitanti) i 2 milioni di euro stanziati dalla legge di bilancio nel fondo di coesione

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