Una novella di Verga senza lupini, un opera teatrale di Pirandello senza crisi di identità ma con sdoppiamento. Le due vite narrate sono parallele, ad una tutto riesce all'altra tutto va storto, ma la seconda è tenace ed alla fine prevale, senza una lira o meglio senza un euro ma reale. Così va il mondo alla bassa ma anche altrove. (A.P)
Incredibile, mai ho perso una causa.
Novella in quattro quadri senza intervallo di Germano Meletti
Pirandello fotografato negli anni venti |
Voi comuni mortali avete una sola vita, io invece ne ho due: una virtuale ed una reale. In quella virtuale mi hanno insegnato l'educazione, il rispetto degli altri, l'onestà, il rispetto delle leggi e l'adempimento a tutti i miei doveri di cittadino, il rispetto dell'altrui proprietà, dettami sempre da me pienamente rispettati. Quella che mi frega è però la seconda vita, quella reale, dove i miei comportamenti rispecchiano totalmente gli insegnamenti ricevuti, quelli riferiti alla prima vita, ma gli altri possono fare ciò che vogliono nei miei confronti, magari senza il rispetto di quelle leggi da me lealmente osservate.
Nella vita, quella reale, di disavventure di questo genere me ne sono successe tante e varie istituzioni hanno ripetutamente calpestato i miei diritti, non vado ad elencarvi il tutto altrimenti mi danno del piagnone in cerca di visibilità attraverso manifestazioni di vittimismo (è già successo).
L'ultimo anello di questa catena si è svolto nei dettagli nel seguente modo: alcuni anni fa io e mio padre vendemmo ad una impresa edile due lotti di terreno adiacenti la piazza di Castione Marchesi, uno più piccolo sul quale è stata costruita una villetta bifamiliare ed uno più grande dove è stata realizzata una palazzina di sei appartamenti.
Facendo due conti, anche su consiglio del nostro consulente Ing. Franco Ciati, il quale ci descrisse la controparte come pagatori che non avrebbero creato problemi, pensavamo quindi di realizzare in totale 180.000 €, dividendo così l'introito: 60.000 € del lotto piccolo e 120.000 di quello grande. La vendita del lotto piccolo, dopo una non faticosa trattativa, avvenne a 57.000 €.
Per la vendita del lotto grande, visto che veniva effettuata alla stessa ditta, pensammo di partire da 130.000 € per recuperare i 3.000 scontati nella prima vendita, per fermarci eventualmente a 123.000 €, il totale era comunque 180.000. Riuscimmo a fermarci a 125.000, quindi si può dire che l'affare era andato bene, sì, ma nella prima vita, perché nella seconda è stata una solenne fregatura, impostami anche dall'Agenzia delle Entrate, una di quelle entità che, nella prima vita, dovrebbero essere rispettate ed assecondate, ma nella seconda vita ti fanno ricredere, anche e sopratutto senza evasione alcuna.
Meletti fotografato alla ventesima udienza |
Ripeto per chiarezza: incassammo 182.000 € totali, o meglio, pensavamo di incassare, perché, pur essendo scritte tutte sul rogito le varie scadenze di pagamento, l'acquirente non ha rispettato le ultime, per cui restammo con un credito di 56.000 €, a tutt'oggi da incassare (lascio a voi immaginare se li incasserò, pur essendomi insinuato nel fallimento della ditta).
Nella prima vita forse è andato tutto liscio, ma non me ne sono accorto; nella seconda vita, invece, mi arriva un accertamento da parte dell'Agenzia delle Entrate, secondo loro il valore totale stimato era di 185.000 € e non di 182.000, per cui mi viene intimato a brevissima scadenza il pagamento di 900 € circa.
Vengo indirizzato presso un legale di diritto amministrativo di Vigolo Marchese di Castell'Arquato, perché quella prassi andava seguita da un legale. L'avvocato mi chiede una parcella di 300 €, giustamente, e mi fa firmare immediatamente i documenti per riavere quel denaro, 1.200 € compresa la parcella, inoltrando ricorso, in quanto è palese che non ci sono state evasioni di alcun genere nell'operazione, tanto più che il tutto è stato gestito dal notaio.
Su richiesta dell'Agenzia delle Entrate avemmo un incontro con i "gabellieri", pensavo di aver spiegato tutto chiaramente ai funzionari, ma evidentemente non era così. Forse nella prima vita sono stati veloci ed andava tutto bene, ma nella seconda il mio ricorso non solo è stato fatto attendere per cinque anni, ma è anche stato respinto, ma in compenso mi sono state addebitate spese processuali per 800 €.
Mi dice l'avvocato: "E' incredibile, mai ho perso una causa simile, forse che a Parma ci siano altre leggi, visto che è la prima volta che per queste contestazioni mi rivolgo a quel tribunale?". Naturalmente mi appellerò, voglio continuare ad essere ottimista, non ho nessuna intenzione di sborsare soldi non dovuti, ma sopratutto non tollero di beccarmi dell'evasore quando non ho frodato nulla a nessuno, tanto meno allo stato Alla fine ho bruciato la prima vita, quella virtuale, perché non è vero niente di come mi hanno spiegato le cose, la seconda invece la sto passando per tribunali per far valere le mie ragioni, calpestate da uno stato strozzino, forte con i deboli e debole con i forti. La prossima volta che nasco mi chiamerò Silvio Berlusconi, forse mi sarà attribuita una terza vita, magari dietro profumato esborso, nella quale recuperare tutto quello che mi è stato ingiustamente tolto nelle altre due.
Germano Meletti
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