Quando comincia un nuovo ciclo, come un nuovo anno, siamo portati a fare consuntivi e preventivi. Una specie di lista della spesa, più o meno meticolosa. Una lista di cose da fare o da cambiare, un elenco di progetti o provvedimenti che sulla carta sembrano sempre più facili di quel che invece diventano nella realtà.
Una bella e importante lista l’ha fatta l’altra sera, nel suo primo e anche molto familiare messaggio di fine anno, il presidente Mattarella. Due punti di quella lista sono centrali per tutta la lista: ci sono tanti giovani che cercano e non trovano un lavoro certo e duraturo nonostante i provvedimenti già attuati da mesi nel settore, che hanno dato positivi effetti per altre fasce, e e c’è in Italia – ha ricordato il presidente della Repubblica- una evasione fiscale che rappresenta il 7,5 per cento del prodotto interno lordo, una quota gigantesca, impensabile per un normale sistema economico. Detto in cifra: più di 122 miliardi di euro. Tanta roba, tanti zeri. Un numero e una cifra intollerabili per un Paese che voglia dirsi moderno e giusto.
Ovviamente nonostante tanti proclami la cifra gigantesca è ancora lì e non può che ritornare ad essere al centro di un monito e di un invito così alto e così preciso da parte del Capo dello Stato. Ma la lista è ovviamente molto più lunga. Ci sono le pensioni e la sicurezza, ci sono la ripresa industriale e produttiva con i problemi connessi ad una burocrazia ancora troppo lontana dalla semplificazione, invocata e in parte iniziata in questi anni. Una burocrazia che spesso oltre ad essere complicata è anche nemica, o tale sembra, per chi fa impresa o innovazione e pure per il cittadino che si trova ancora immerso tra carte e scartoffie, bolli e timbri.
Ma non dovevamo diventare tutti digitalmente semplificati? O più semplicemente digitali? Non dovevamo cominciare a vivere come in una sospirata favola in cui tutto o quasi si risolveva con un clic? Non dovevamo diventare tutti immateriali? E invece stampiamo ancora come ossessi. Povera carta. Nella lista, che diventa un listone ci sono ovviamente, anche immigrazione e integrazione, sanità e trasporti, cultura e sicurezza sociale con tutto il problema dell’assistenza, -global welfare of course- e il potenziale del terzo settore, del grande mondo del volontariato
A spazzare quella che nei giorni scorsi era diventata l’emergenza delle vacanze di Natale, cioè lo smog e la nebbia di particelle sottili, ci pensano la pioggia e la neve che in queste ore hanno fatto finalmente ingresso nei nostri cieli. Pioggia, vento e neve puliscono le città e i paesi ma il problema del clima che cambia non è risolto da una perturbazione tanto attesa: tra Nino e surriscaldamento, tra effetti serra e effetti scarichi questo clima, a naso, ci darà ancora sorprese.
Mettiamo la parola clima bella grossa nella lista del 2016 con l’impegno a modificare anche le nostre abitudini e i nostri modi di vivere in città.
Andiamo sempre troppo in auto per pochi metri, usiamo motori vecchi, teniamo caldaie a temperature spesso sconsiderate. Tutto questo moltiplicato per milioni fa un effettone che nemmeno ci immaginiamo. Un miracolo vedere ancora il cielo azzurro in certe zone.
Insomma una bella lista con un preambolo (termine da primissima Repubblica) che è sempre un ever green: iniezione di fiducia. Senza quella non si comincia nemmeno a scrivere la lista.
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